Roma: “Dall’analisi del provvedimento sembrerebbe che si voglia passare un colpo di spugna sugli ultimi decenni di riforme e di cambiamento del mercato del lavoro e della normativa giuslavorista e contrattualistica”. È la posizione espressa oggi da Confapi, la Confederazione delle Piccole e Medie Imprese Italiane che raccoglie oltre 83.000 imprese con più di 800mila addetti, nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati in riferimento alla proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro. Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori” e sulla “Modifica dell’articolo 18”.
“Sembrerebbe – ha spiegato il vicepresidente di Confapi, Francesco Napoli – che si voglia azzerare l’evoluzione del sistema delle relazioni industriali e della bilateralità nonché degli strumenti innovativi che ne sono scaturiti e che avevano anche l’obiettivo di rendere il mercato del lavoro più in linea con la dimensione europea”.
Confapi, nel corso dell’audizione, ha sottolineato come “alcuni articoli del provvedimento appaiono fortemente limitativi della libertà dell’imprenditore e dello sviluppo delle potenzialità aziendali. Inoltre le ulteriori tutele dei lavoratori che si vogliono introdurre determinerebbero un rilevante squilibrio tra i diritti di chi lavora, già peraltro ampiamente garantiti dal nostro ordinamento, e le prerogative dell’imprenditore e della libertà di iniziativa economica propria di chi fa impresa, sancita dalla Costituzione”.
“Riteniamo utile – ha sottolineato il vicepresidente Confapi – che si riapra il dibattito a livello parlamentare sulla riforma del lavoro, in un sistema economico e sociale in continua evoluzione. Le nostre Pmi, pur sopravvivendo a fatica, sono rimaste in Italia, continuano a pagare qui le tasse e non hanno scelto scorciatoie facili come la delocalizzazione. Pertanto è evidente che Confapi non possa condividere nel merito l’intervento che propone un sistema che da un lato deprime la voglia di fare impresa e dall’altro non considera l’aspetto dinamico delle relazioni industriali e sindacali. Piuttosto che fare dei ‘passi da gambero’ – ha concluso Napoli – chiediamo invece interventi precisi di affiancamento e riconoscimento da parte delle istituzioni in questo processo di welfare attivo che, anche attraverso i nostri enti bilaterali, abbiamo portato e stiamo portando avanti”.